"Sono dispiaciuto e chiedo scusa a Firenze, ai miei giocatori, alla mia società ma, ci tengo a dire che ho visto cose che mi hanno dato fastidio: moralisti e perbenisti che si sono permessi di giudicare senza conoscere la storia di un uomo, la storia di un ragazzo che ha allenato i bambini, il settore giovanile, gli operai. Fino ai professionisti. La mia storia dice che io non mi sono mai permesso di dare giudizi lesivi su nessuno. Ho solo pensato a lavorare. Non devo dimostrare nulla, sono della cultura dell'esempio e continuerò ad esserlo. Ci sono alcuni punti fermi su cui non transigo. ll rispetto della mia persona, del mio lavoro e della squadra che alleno e soprattutto della mia famiglia. Se toccano questi sentimenti non va bene. Il mio è stato un gesto brutto, deprecabile, ma c'è ipocrisia. E' stato detto "poteva farlo nello spogliatoio". E perchè mai? In uno spogliatoio passava per un gesto virile e sanguigno invece davanti alle telecamere è un gesto di violenza? Non ho mai detto di essere Padre Pio. Ma non mi sono mai permesso di alzare un dito con nessuno, non l'ho mai fatto con i miei figli, figuriamoci con i miei giocatori. Ma su certe cose non transigo. Ho sbagliato, pago, sto pagando e pagherò. C'è un proverbio indiano che dice "prima di dare un gudizio su una persona devi vivere camminando due giorni coi suoi mocassini". Non voglio essere il paladino di nessuno. Ma molte volte ferisce più la lingua della spada"
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