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Interno del pub |
Si sta facendo luce sulla situazione, è presto per parlare con sicurezza e sarebbe sbagliato scartare qualsiasi ipotesi a priori, possiamo provare a girare il capo e guardare altrove laddove l'aria è più sana, ma il fetore di quello che è successo ristagna e i dati raccolti hanno un unico comune denominatore: il calcio.
L’agguato al "Drunken Ship", pub situato al Campo de’ Fiori, pieno centro di Roma, nella notte tra mercoledì e giovedì aveva delle mire ben precise: i circa 20 tifosi del Tottenham (club del ghetto ebraico di Londra) che civilmente e pacificamente (visto che siamo soliti accusare sempre gli altri) stavano passando una tranquilla serata sono stati brutalmente aggrediti da una quarantina di uomini col volto coperto, armati di spranghe, mazze da baseball e chiavi inglesi in preda ad un raptus di follia razziale ed antisemita. Quindici di loro sono stati identificati, sei sono in stato di fermo e due sono stati arrestati svelando il segreto di Pulcinella: si trattano di due ultrà romanisti, Francesco Ianari di 26 anni, già colpito da Daspo nel 2007 e Mauro Pinnelli di 25 ,ora accusati di rissa, lesioni pluriaggravate e tentato omicidio. In mezzo un casco ritrovato con la scritta "Gabriele Sandri" e alcune sciarpe laziali.
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Giocatori del Genoa consegnano le maglie |
Eppure si continua a sostenere che siano teppisti che non hanno nulla a che fare con il calcio, anzi che si insidiano nelle viscere dello sport più seguito in Italia e lo sconquassano dall'interno, come quei teppisti che l'anno passato a Genova hanno messo sotto ostaggio calcio e giocatori obbligandoli a levare la maglia, come i delinquenti del Napoli che hanno assalito i supporter dell' AIK di Stoccolma qualche settimana fa (e ci sentiamo profondamente schifati se loro fanno un murale offensivo, che colpo al nostro onore!), come quei antisportivi del Verona che hanno offeso la memoria del defunto Morosini.
Ma nelle curve quanti "pochi" cretini e delinquenti si spacciano per tifosi?!
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striscione esposto nella curva della Lazio |
Dai su non è un vituperio ammetterlo: c'è un evidente intreccio tra tifo organizzato ed elementi negativi che di una curva ne prendono il controllo e la pilotano a proprio piacimento e non riusciamo a liberarci. La riprova è arrivata ieri sera nella partita tra Lazio e Tottenham. Dopo la nottata da incubo, di tutto c’era bisogno all'Olimpico tranne che di cori antisemiti, ma si è persa un'altra (l'ennesima) occasione per dimostrare di essere realmente "guariti": la Curva Nord laziale ha intonato attorno al decimo minuto del primo tempo un coro ben scandito e udito chiaramente da tutti "Juden Tottenham" al quale, qualche minuto dopo, ha fatto seguito l’esposizione di uno striscione che inneggiava alla liberazione della Palestina. D'accordo non hanno contorni marcatamente antisemiti, ma certamente hanno destabilizzato ulteriormente un'atmosfera satura di tensione politica.
Claudio Lotito, attento oratore latinista si è smarrito nel gioco delle tre scimmie, sostenendo: "Certi atteggiamenti, peraltro io non li ho neanche sentiti, non possono essere etichettarli come appartenenti ad una certa tifoseria....la mamma dei deficienti è sempre incinta...Questi atteggiamenti non appartengono solo alla Lazio, ma anche ad altri club italiani. Sono comportamenti deprecabili che non appartengono né a Roma né alla Lazio"
E' che vorrei tanto dire che "la parola ferisce più della spada", ma non rispetterei Ashley Mills, 25enne tifoso degli Spurs, che è ora in ospedale in codice rosso con 20 punti in testa e sette all'inguine, dopo che una coltellata gli ha reciso un’arteria. Roma città eterna, gli rimarrà per sempre impressa nella mente, mentre Abete, parlando a nome del calcio italiano, chiede scusa alla federazione inglese.
Augurandoci che non siano parole al vento, invito a chi punta il dito verso terzi di posizionare dinanzi uno specchio: forse ci si renderà conto che la responsabilità è di tutti.