Europei Under 21 e Confederation Cup, trionfo Germania
Germania “Uber alles” sopra tutto e tutti. Lo squadrone tedesco non ha mai cali di tensione e di rendimento. Se si scorrono gli Almanacchi e le storie delle grandi competizioni internazionali, dai campionati Europei, ai Mondiali finendo alla Confederation Cup i teutonici sono sempre arrivati fino in fondo e molte volte hanno alzato la Coppa.
Il Numero 10, il numero magico, sinonimo di classe estro e irriverente fantyasia. In Italia lo ha incarnato con grande signorilità Gianni Rivera che però non c'è da un pezzo, Maradona pure.
Quest’anno è stato inaugurato lo staio “Filadelfia” distrutto e ricostruito quello che è stato il teatro delle gesta di una squadra indimenticabile: Il Grande Torino.
Champions, dal 2018 è Superlega con Quattro italiane, nuovo format e nuovi orari
Dalla Champions League alla Superchampions. Il prossimo torneo sarà l’ultimo con il vecchio format. Una riforma pretesa dai grandi club. Troppo ampia la forbice tra le forti e le piccole, troppi i gruppi decisi prima di cominciare.
di Giovanni Sgobba BARI - Riviviamo assieme alcune delle più emozionanti sfide tra Juventus ed Inter che hanno caratterizzato l'ultimo decennio. 10 anni di grandi sfide, tra la Juve di Lippi, quella di Capello, in mezzo la rinascita dell'Inter con Mancini, e l'era di dominio con Mourinho fino ad arrivare alle ultime sentite partite. Tante polemiche, veleni, dossier arbitrali e lo scandalo di Calciopoli, ma è sul campo che brillano le stelle: Cruz, Zanetti, Cambiasso, Ibrahimovic, Del Piero, Trezeguet, Camoranesi, Adriano, Toldo, Buffon, Nedved, Figo, Martins...chi sarà il prossimo protagonista?
JUVENTUS-INTER 1-1. 04 novembre 2007, Comunale di Torino
Marcatori 41’ pt Cruz, 33’ st Camoranesi
JUVENTUS:
Buffon; Grygera (33’ st Zebina), Legrottaglie, Chiellini, Molinaro; Palladino, Nocerino, Cristiano Zanetti, Nedved (16’ st Iaquinta); Del Piero (25’ st Camoranesi), Trezeguet.
Julio Cesar; Maicon (40' st Dacourt), Cordoba, Samuel, Chivu; Figo (17’ st Burdisso), Javier Zanetti, Cambiasso, Cesar; Ibrahimovic, Cruz (20’ st Suazo).
Panchina: Orlandoni, Maxwell, Solari, Crespo.
All. Mancini.
INTER-JUVENTUS 1-2. 22 marzo 2008, San Siro
Marcatori: Camoranesi (J) al 4', Trezeguet (J) al 18', Maniche (I) al 38' s.t.
JUVENTUS - INTER 2-1. 05 dicembre 2009, Comunale di Torino
Marcatori: Melo, Eto’o, Marchisio
JUVENTUS:
Buffon, Caceres, Cannavaro, Chiellini, Grosso, Sissoko, Felipe Melo, Marchisio (35′ st Poulsen), Diego (45′ st Grygera), Amauri, Del Piero (25′ st Camoranesi).
Julio Cesar, Zanetti, Lucio, Samuel (44′ st Materazzi), Chivu, Muntari (14′ st Balotelli), Cambiasso (33′ st Mancini), Motta, Stankovic, Eto’o, Milito.
Riviviamo assieme alcune delle più emozionanti sfide tra Juventus ed Inter che hanno caratterizzato l'ultimo decennio. 10 anni di grandi sfide, tra la Juve di Lippi, quella di Capello, in mezzo la rinascita dell'Inter con Mancini, e l'era di dominio con Mourinho fino ad arrivare alle ultime sentite partite. Tante polemiche, veleni, dossier arbitrali e lo scandalo di Calciopoli, ma è sul campo che brillano le stelle: Cruz, Zanetti, Cambiasso, Ibrahimovic, Del Piero, Trezeguet, Camoranesi, Adriano, Toldo, Buffon, Nedved, Figo, Martins...chi sarà il prossimo protagonista?
INTER- JUVENTUS 1-1. Sabato 19 ottobre 2002, San Siro.
Marcatori: Del Piero (J) su rig. al 44', Vieri C. (I) al 50' st
INTER
[3-4-1-2]Toldo, Córdoba I., Materazzi, Cannavaro F., Zanetti J., Almeyda, Emre, Di Biagio, Coco, Recoba, Morfeo, Vieri C., Crespo.
Panchina: Fontana A., Adani, Pasquale, Vivas,Okan
Allenatore: Cúper H.R.
JUVENTUS
[4-3-1-2]Buffon, Thuram, Ferrara C., Iuliano, Birindelli, Zambrotta, Camoranesi, Tudor, Conte A., Davids, Nedvěd, Del Piero, Salas, Zalayeta,
Panchina: Chimenti, Fresi, Baiocco, Di Vaio
Allenatore:Lippi M.
JUVENTUS - INTER 3-0. Domenica 02 marzo 2003, Delle Alpi
Marcatori: Guglielminpietro (I) aut. al 4', Nedvěd (J) al 34' pt; Camoranesi (J) al 38' st
Panchina: Fontana A., Coco, Gamarra, Pasquale, Di Biagio, Sérgio Conçeicão
Allenatore: Hector Cuper
JUVENTUS - INTER 1-3. 29 novembre 2003, Delle Alpi.
Marcatori: 12' pt Cruz, 24' st Cruz, 29' st Martins, 44' st Montero
JUVENTUS
Buffon; Thuram, Legrottaglie, Montero, Birindelli; Camoranesi (1' st Di Vaio), Tacchinardi, Appiah (25' st Conte); Nedved (27' st Miccoli); Del Piero, Trezeguet.
Panchina: Chimenti, Ferrara, Tudor, Davids.
Allenatore: Lippi
INTER
Toldo; Cordoba, Adani, Gamarra; J.Zanetti, C.Zanetti, Almeyda, Pasquale (44' st Brechet); Van der Meyde (12' st Emre), Cruz (36' st Recoba sv), Martins.
Marcatori: 6' Martins, 25' aut. Kily Gonzales, 45' Vieri, 2' st Stankovic, 47' st Di Vaio.
INTER
Fontana; Cordoba, Materazzi, Gamarra; Javier Zanetti, Cristiano Zanetti, Farinos (10' st Almeyda), Kily Gonzales (37' st Helveg); Stankovic (24' st Karagounis), Martins, Vieri.
Panchina: Cordaz, Cannavaro, Cruz, Adriano.
All. Zaccheroni.
JUVENTUS
Buffon; Birindelli, Legrottaglie, Montero, Zambrotta; Camoranesi (27' st Conte), Tacchinardi, Tudor, Appiah (1' st Maresca); Trezeguet, Miccoli (11' st Di Vaio).
Panchina: Mirante, Iuliano, Pessotto, Chiumiento.
All. Lippi.
INTER-JUVENTUS 2-2. 28 novembre 2004, San Siro
Marcatori: Zalayeta (J) all'8' s.t, Ibrahimovic (J), su rigore, al 21' s.t., Vieri (I) al 34' s.t., Adriano (I) al 40' s.t.
INTER (4-4-2)
Toldo; J.Zanetti, Cordoba, Mihajlovic; Favalli (Ze Maria dal 1' s.t.); Van der Meyde (Recoba dal 22' s.t.), Stankovic, Cambiasso, Davids (Vieri dal 22' s.t.); Martins, Adriano.
di Davide Colonna MADRID - Portoghese, classe '63, personalità forte come tutti i grandi personaggi e come tutti i grandi personaggi del nostro mondo, non perde occasione per farsi notare. Parliamo di Josè Mourinho, allenatore del Real Madrid, società che ben si sposa con le ambizioni del tecnico di Setubal.
Vincente di professione, Mourinho è famoso, oltre che per i successi ottenuti nei clubs dove ha allenato, anche per le parole forti che spesso utilizza durante le interviste o le conferenze stampa.
"Un giocatore del Real Madrid, deve morire in campo" - Ecco l'ultima uscita di Josè che, un po di scandalo, a dir la verità, lo ha creato. Certo, ormai quando lo "special one" apre bocca, anche se per parlare della pace nel mondo, il disordine è all'ordine del giorno ma, sicuramente, poteva utilizzare parole meno "appariscenti" per spiegare che dai suoi ragazzi, pretende sempre il massimo dal primo all'ultimo minuto di gioco e che questi, non devono risparmiare alcuna goccia di sudore quando sono sotto le sue direttive. Pena? L'esclusione dalla rosa dei titolari, ovviamente.
Mourinho, nell'ultima intervista, parla anche del suo rapporto di amore ed odio con i tifosi madridisti. Non pretende di essere amato da tutti e, infatti, non è così ma, si sente a suo agio. A Madrid, si sente a casa. Magari, qualche offesa in meno la gradirebbe e più di lui, moglie e figli che, da quanto lascia intendere, un futuro lontano dalla capitale spagnola, non lo rifiuterebbero affatto. Vorrebbe anche che la gente, iniziasse a lasciare in pace il centrocampista croato Modric, acquistato dal Tottenham per 40 mln ad inizio stagione e quasi mai protagonista: "è un giocatore fantastico ma, ha bisogno di tempo. Crescerà". In effetti, un po di dubbi sul suo acquisto, non sono da condannare ma, vogliamo fidarci di Josè. Sicuramente non si tratta di un altro Quaresma.
Sul momento della sua squadra dice: "Ora siamo pronti per lottare per tutto. Questa squadra vuole tutto. É responsabilità di questo gruppo. Non accetto di esser lontano dalla vetta 15 punti o regalare la Coppa del Re".
La stagione è appena iniziata e ci sono ancora tante partite da giocare. La Champions va alla grande e non resta che tentare l'aggancio al Barcellona in Liga. Riuscirà il nostro eroe a farsi amare anche da chi lo odia? Magari con un titolo europeo...
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di Giovanni Sgobba MILANO- Riviviamo assieme alcune delle più emozionanti sfide tra Milan ed Inter che hanno caratterizzato l'ultimo decennio. 10 anni di grandi sfide, tra il Milan di Ancelotti, i derby di Champions, la rinascita dell'Inter con Mancini, e l'era di dominio con Mourinho fino ad arrivare alle ultime stracittadine. San Siro il teatro, moltissimi gli attori: Shevchenko, Crespo, Inzaghi, Milito, Cambiasso, Adriano, Dida, Ibrahimovic, Stankovic, Zanetti, Ronaldo, Kakà...chi sarà il prossimo protagonista?
-28 Settembre 2008. Milan - Inter 1-0 Serie A Marcatori: 36' Ronaldinho
Milan: Abbiati; Zambrotta, Maldini, Kaladze, Jankulovski; Gattuso (Bonera dal 43' s.t.), Seedorf, Ambrosini; Kakà, Ronaldinho (Shevchenko dal 39' s.t.); Pato (Flamini dal 28' st)
Allenatore: Ancelotti
Inter: Julio Cesar; Maicon, Burdisso, Materazzi (Cruz dal 14' s. t.), Chivu; Vieira (Stankovic dal 35' s.t.), Cambiasso, Zanetti; Mancini (Adriano dal 14' st), Ibrahimovic, Quaresma.
Allenatore: Mourinho.
-29 Agosto 2009. Milan - Inter 0-4 Serie A Marcatori: 29' Thiago Motta, 36' Milito rig., 46' Maicon, 22' st Stankovic
Marcatori: 1' e 17' st Pato (M), 45' st Cassano (M, rig.)
Milan: Abbiati; Abate, Nesta, T. Silva, Zambrotta; Gattuso (6' st Flamini), Seedorf, van Bommel; Boateng, Pato (38' st Emanuelson), Robinho (35' st Cassano)
Allenatore: Allegri
Inter: Julio Cesar; Maicon, Ranocchia, Chivu, J. Zanetti; T. Motta, Cambiasso (25' st Stankovic); Pandev (10' st Cordoba), Sneijder, Eto'o; Pazzini (18' st Milito).
Allenatore: Leonardo
-6 Agosto 2011. Milan - Inter 2-1 Supercoppa Italiana
di Davide Colonna CRACOVIA- Come si ferma il calcio spagnolo? Come si ferma il "tiki - taka"? Come si può neutralizzare il "marchio di fabbrica" del Barcellona di Guardiola e della Nazionale Spagnola di Del Bosque ormai simbolo del calcio di ultima generazione? Con quali mezzi si può arginare? Ecco le domande che si pongono molti tecnici prima di affrontare un simile incubo. La "ragnatela" di passaggi, il possesso palla esasperato, operato con pazienza, tecnica e soprattutto molta personalità che non permette agli avversari di toccare pallone anche per decine di minuti e che ti punisce quando ti distrai. Chi si trova davanti a squadre che attuano questa tipologia di calcio nel migliore dei modi, sa già che ha poche possibilità di uscirne vittorioso o comunque a testa alta. Cesare Prandelli, ieri sera e comunque prima di affrontare la Spagna, sicuramente si sarà posto queste domande. Nella partita del girone, la prima del nostro cammino europeo, gli azzurri, riuscirono in parte a disinnescare il meccanismo spagnolo realizzando un pareggio insperato dopo esser passati addirittura in vantaggio ma, sembra che il punticino, non sia servito a tenere i piedi per terra. L'Italia, in realtà, riuscì anche a battere le "furie rosse" in amichevole a Bari qualche mese fa ma, un conto è la partita all'amicizia e un altro è la finale dell'europeo. Il pareggio "inaugurale", probabilmente, è stata una gran botta di...fortuna e se si riguarda la partita, ci si rende conto che dopo un buon primo tempo e il pareggio spagnolo, le cose ci sono andate fin troppo bene anche grazie ai piedi storti di Torres che sfruttava nel peggiore dei modi le disattenzioni di un sacrificato De Rossi. Rispetto a quel giorno però, molte cose sono cambiate: le motivazioni ma anche la forma fisica di entrambe le squadre. L'Italia di Prandelli, sarà ricordata per esser stata una delle più belle nazionali ma, anche in questo senso la storia ci insegna che anche chi gioca bene, contro le spagnole ha avuto la peggio o ha dovuto utilizzare altri metodi di gioco meno belli ma di sicuro non meno efficaci per avere la meglio. Magari il nostro C.t. avrebbe dovuto prendere spunto da due tecnici che si son rivelati le "bestie nere" dei maestri del calcio attuale. Josè Mourinho e Roberto Di Matteo che rispettivamente con Inter e Chelsea, sono riusciti ad eliminare il grandissimo Barcellona inventore del possesso palla ubriacante. I due allenatori, nelle loro occasioni, adottarono il "catenaccio" all'italiana per poi ripartire in contropiede e tramortire i catalani. L'Inter del triplete, arrivò a schierare Eto'o terzino lasciando il solo Milito avanti ma comunque dietro la linea del pallone mentre Di Matteo e il suo Chelsea, riuscirono a fare esteticamente peggio schierando quasi dieci giocatori in area di rigore ad eccezione di Drogba. Il comune denominatore in entrambe le situazioni però, non sta nello schema difensivo in se ma nel sacrificio di tutti gli uomini, attaccanti compresi, sacrificio che non si è riscontrato nell'Italia dove Balotelli e Cassano erano troppi isolati e troppo pigri per dare una mano ai compagni in fase di contenimento e Montolivo non mostrava di sicuro una autonomia polmonare alla Nocerino. Analizzando ancora più nello specifico la ragnatela iberica, non solo nel contesto Nazionale ma anche in quello Barça, vediamo che in assenza di un grande finalizzatore (Villa ad esempio), il possesso palla risulta sterile. Spesso e volentieri, lo stesso Messi, non riusciva a sbloccare i risultati senza colpi di genio assoluti. Lionel è però argentino e a maggior ragione, non esistendone uno spagnolo, la tattica del catenaccio poteva risultare efficace anche ieri sera. Certo, avremmo sofferto ma, non avremmo probabilmente preso quattro gol e con un po di fortuna, avremmo anche potuto vincere..ai rigori. Di sicuro, a tutti fa piacere vedere un bel calcio e l'Italia a tratti lo ha espresso ma, davanti a una netta inferiorità, bisogna mettere da parte la bellezza e considerare la concretezza. Mourinho e Di Matteo lo avevano capito e sono diventati degli eroi per i loro tifosi. Gli azzurri, considerando anche le interviste pre partita, si sono presentati troppo sicuri, troppo poco umili davanti a un simile avversario che è sicuramente più forte anche della Germania e il K.o è meritato anche per questo. Che ci serva da lezione per il futuro! La strada imboccata sembra quella giusta e con qualche accorgimento, saremo competitivi anche nei prossimi anni.
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di Domenico Palumbo MADRID- Il Real conclude la sua stagione in tripla cifra giungendo a quota 100 punti. E’ un risultato inatteso questo per la Liga, visto che nel 2009-10 il Barcellona si era fermato a 99 punti. Ma quest’anno è stata la Liga dei paradossi. Innanzitutto perché Cristiano Ronaldo ha segnato una roba come 46 gol in campionato senza, però, riuscire a vincere il premio di “pichichi” andato invece a Messi con 50 gol. Il portoghese può consolarsi con il fatto di aver segnato un gol a tutte le squadre avversarie nella massima competizione spagnola, record non di poco conto. Un altro paradosso ci riporta alla questione punti: Il Barcellona, pur avendo giocato una stagione più che eccellente totalizzando ben 91 punti (7 in più di una Juventus imbattuta in Italia), si deve arrendere ai madridisti. Una squadra con 91 punti in Serie A sarebbe stata la vincente diverse giornate prima della conclusione.
Per quanto riguarda la zona Champions, oltre a Real e Barça, ottengono il pass anche Valencia e Malaga. Per i primi ormai era scontato fin dal’inizio, con quei due colossi davanti sembra che abbiano una convenzione con la Federazione per prenotarsi il posto di terza in classifica; per i secondi, invece, gli investimenti degli sceicchi hanno finalmente dato i loro frutti, partecipando per la prima volta nella loro storia ai preliminari di Champions.
Solo Europa League per i detentori del trofeo dell’Atletico Madrid che porta con se nella competizione la sorpresa del campionato Levante.
Tornando ai paradassi registriamo la retrocessione del Villarreal, orfano per una stagione del pupillo Giuseppe Rossi, vede partire la sua stagione tra i fasti della Champions (era nel girone del Napoli) per poi sprofondare sempre più in basso, come la Samp, fino al baratro della Segunda. Un saluto al “sottomarino giallo” e un augurio di presto ritorno.
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di Giovanni Sgobba MILANO- Ci perdonino i cultori della letteratura italiana per questa impropria associazione, ma è impossibile non cercare analogie quando si pensa al 5 Maggio, data dal sapore agrodolce per i tifosi neroazzurri.
Il 5 Maggio 2002 è stata, e per molti ancora lo sarà, la disfatta più eclatante nella storia recente del calcio.
L'Inter, allora allenata dall'argentino Cuper, si prestava a giocare l'ultima gara contro la Lazio con un punto di vantaggio sulla Juventus e due sulla Roma terza e, nonostante il passo falso della penultima giornata (pareggio all'ultimo contro il Chievo), le ambizioni della squadra milanese erano altissime. La classifica, infatti, diceva: Inter 69, Juventus 68, Roma 67.
Se per i giallorossi le speranze erano ormai flebili, la Juventus impegnata sul campo dell'Udinese sperava in un regalo della Lazio. Allo stadio Olimpico l'ambiente era, però, ottimale per i nerazzurri considerando gli ottimi rapporti tra le due tifoserie e considerando che la Lazio non aveva alte ambizioni. Contemporaneamente dopo 10 minuti di gioco la Juventus aveva risolto la pratica con i gol di Trezeguet e di Del Piero, ma sembrava tutto vano quando al 24esimo Di Biagio riportò subito l'Inter nuovamente in vantaggio. Poi il black-out totale ed accadde l'imponderabile: dapprima arrivò la seconda rimonta laziale, poi addirittura nella ripresa i nerazzurri crollarono sotto i colpi di Simeone e Simone Inzaghi, fissando il risultato finale sul 4-2. Con la contemporanea vittoria della Roma, l'Inter finì addirittura terza, lasciando l'ambiente nerazzurro tra le lacrime (resteranno famose quelle di Ronaldo) e nello scoramento per un obiettivo inseguito 13 anni ed ancora una volta sfuggito. (Qui è possibile vedere il video con la radiocronaca di quella giornata)
Però nell'ode scritta da Alessandro Manzoni nel 1821, in occasione della morte di Napoleone Bonaparte in esilio sull'isola di Sant'Elena, c'è un passo alla lunga risultato profetico: "due volte nella polvere, due volte sull'altar". Per l'Inter, infatti, il 5 Maggio, questa volta era il 2010, rappresentò l'inizio di un momento positivamente storico, leggendario: proprio a Roma, vennero spazzate via le polveri e gli uomini di Mourinho conquistarono la Coppa Italia, l'antipasto che anticipò la vittoria in campionato (ottenuta il 16 Maggio a Siena), e soprattutto la vittoria in Champions League contro il Bayern di Monaco, il 22 Maggio a Madrid.
In un colpo solo, in meno di un mese, l'Inter ed i tifosi interisti ribaltarono decenni di sfottò, cancellarono anni in cui dovettero assistere alle vittorie degli altri. Il punto più alto dal quale guardare i secondi, l'altare celebrato da Manzoni, venne raggiunto proprio a partire da quel 5 Maggio: una data per molti beffarda, per altri l'inizio di una consacrazione. (Qui il video delle tre vittorie storiche dell'Inter)
BARI- Clamoroso al Camp Nou! Parafrasare la celebre esclamazione di Sandro Ciotti è d’obbligo, visto che il grande Barcellona di Guardiola non è riuscito a superare il Chelsea di Roberto Di Matteo nella semifinale di Champions.
La partita, ripercorrendo il copione dell’andata, si è giocata negli ultimi trenta metri della metà campo inglese, con gli spagnoli che, in maniera più o meno ordinata, con un 3-3-3-1 hanno riproposto l’assedio già portato all’andata, mentre il Chelsea, schierato con il 4-5-1, si è affidato all’unica punta Drogba il quale, seguendo l’esempio dell’Eto’o mouriniano, si è sforzato di pressare, raddoppiare e ripartite per farsi fare fallo e rifiatare.
Ma al 35esimo, sfruttando un varco sulla sinistra, Chueca ha servito al centro per Sergio Busquets che di piatto ha segnato a porta vuota. L’inizio dell’agognata remuntada sembrava concretizzarsi, complice un’ingenua ginocchiata di Terry a Sanchez che gli è costata il rosso diretto (tarjeta roja, invocavano dagli spalti) e il raddoppio di Iniesta, con un preciso piatto destro. Due a zero in casa, superiorità numerica e qualificazione alla portata. Eppure, allo scadere, uno scambio Lampard-Ramirez ha portato il brasiliano a superare, con un preciso colpo sotto, Victor Valdes, permettendo ai blues di rientrare negli spogliatoi con la qualificazione in tasca.
Il secondo tempo si è riaperto con un rigore di Messi calciato sulla traversa: fallita la preziosa occasione, la gara è ricominciata con il consueto assalto alla diligenza ben arginato dai difensori del Chelsea. Quando non arrivavano loro, ci pensavano Cech o i legni a impedire al Barça di segnare. Fino al 92esimo quando, sull’ultimo assedio dei catalani, Cole ha spazzato alla cieca imbeccando Fernando Torres, subentrato all’ivoriano Drogba, che in solitaria ha saltato Valdes, segnando la rete del 2-2 e ha impostato sul GPS la strada verso l’Allianz Arena. Il Chelsea, con tre tiri (e tre gol, score impressionante), accede alla finalissima e vendica la semifinale del 2009 quando, dopo lo 0-0 del Camp Nou, al ritorno non gli furono concessi quattro rigori solari e fu beffato al tempo scaduto dalla rete del pareggio di Iniesta che valse la finale di Roma.
Nell’altra partita, non è andata bene nemmeno al Real Madrid che, dopo aver perso 2-1 a Monaco, ieri sera è passato subito in vantaggio con un rigore di Ronaldo, il quale ha raddoppiato al 14esimo con un preciso rasoterra. Ma il Bayern Monaco, risoluto a giocare – e possibilmente a vincere – la finale in casa, non si è perso d’animo e, sfruttando un evidente calo fisico e mentale dei Blancos, probabilmente imputabile al Clasico, ha iniziato a macinare gioco e occasioni con Robben, RIbery e Mario Gomez, trovando il gol con un rigore trasformato da Robben e solo intuito da Casillas. 2 a 1 e perfetta parità, ma il Bayern pian piano ha ottenuto una discreta supremazia territoriale, impegnando più volte Casillas e i difensori madrileni costretti a “murare” le occasioni degli attaccanti in maglia rossa.
I supplementari trascorrono animati dalla stanchezza e dalla paura, mentre alla lotteria dei rigori gli errori di Ronaldo, Kakà e Sergio Ramos hanno regalato la seconda finale di Champions negli ultimi tre anni ai bavaresi.
di Giovanni Sgobba BARCELLONA-Commento: Da oggi la Liga è virtualmente chiusa. Ed anche il termine virtualmente è prossimo a cadere: il Real Madrid sbanca il Camp Nou come nessun'altra squadra ha fatto fin'ora, e si riprende con prepotenza e merito il trono di leader della Liga.
E' la serata dei tanti temi: di Mourinho, solito one-man show che non parla nei giorni di vigilia contro il filoso Guardiola, di Messi contro Cristiano Ronaldo, unici giocatori al mondo in grado di tenersi testa, è la storia di due società, di due mentalità in costante rivalità dai tempi del Franchismo, quando la squadra di Madrid era la squadra del regime.
Da più parti si prova a stilare il vademecum su come battere la corazzata blaugrana: tanto catenaccio, tanta dose di fortuna e sperare in una giornata storta degli avversari. Mourinho, mai banale, straccia questo manualetto, conserva la dose di fortuna (il goal di Khedira al 16esimo, con doppia complicità di Puyol e Victor Valdes, gli ha permesso di impostare la partita come voleva), e si inventa la prestazione perfetta, poco difensiva, spavalda ma con pressing intelligente (marcatura sistematica su Iniesta, Xavi e Messi praticamente imbrigliati, lasciando sempre libero Busquets, quello con i piedi meno "istruiti"). Fin troppo spesso il Barcellona ha goduto di supremazia incondizionata data dai tanti nomi altisonanti, ma per il tecnico portoghese, che mai aveva vinto nei 90 minuti contro il collega e che 18 mesi fa aveva subito uno schiaffo a 5 dita, il secondo anno di gestione di una sua squadra è garanzia di successo. Finalmente i giocatori del Real hanno pensato solo a giocare evitando provocazioni o mezzucci da sottobanco che molte volte gli hanno offuscato la lucidità, dimostrando una superiorità su tutti i fronti. Non è un caso che dopo il pareggio di Sanchez al 70esimo (entrato nel secondo tempo, non senza qualche critica di gestione per Pep), il Real Madrid non si è scomposto e mentre tutti credevano alla remuntada dei padroni di casa, 2 minuti dopo è arrivata la marcatura del giocatore più odiato e criticato, quello che si diceva non incidesse mai in un Clasico, mister 42 goal nella Liga Cristiano Ronaldo. La sua esultanza è destinata ad entrare nella storia di questa rivalità: un gesto di calma indice di superiorità, di chi la sa lunga.
La sfida finisce 1-2, il Real vola a +7, e per la prima volta in stagione, il Barcellona abbandona il suo stadio con una sconfitta, sulla quale peseranno le discutibili scelte del tecnico Guardiola avendo schierato dall'inizio Thiago Alcantara e Tello, due ragazzini dal futuro aureo, ma ancora acerbi per queste lotte.
Queste le parole del tecnico Guardiola a fine partita, che sanno molto di abdicazione: "Voglio fare i complimenti al Real Madrid che ha vinto una gran partita e ha vinto anche il campionato...Dopo il gol che abbiamo preso siamo andati in difficoltà...Ma abbiamo fatto di tutto per provare a vincere la partita. Per noi questa sconfitta non cambia nulla. Io voglio dimenticarmi di questa sconfitta e concentrarmi sulla partita di martedì. Era normale perdere prima o poi, abbiamo giocato così tante volte con il Real Madrid negli ultimi anni ed era da quattro campionati che non perdevamo con loro. Siamo tristi, ma cercheremo di recuperare per ribaltare la sfida con il Chelsea"
BARI- Il Milan non riesce nell’impresa di espugnare – o almeno di uscire indenne – dal Camp Nou. I campioni del Barça hanno imposto un severo 3-1 ai rossoneri, che forse rimpiangono qualche occasione di troppo sprecata all’andata.
Il Barcellona parte forte e Messi, sfruttando un errore si invola verso la porta e mette al centro: un rimpallo e un tardivo rinvio portano Antonini a stendere il fuoriclasse argentino, che trasforma dal dischetto. Il Milan non si scompone e al 33’ una bella azione Robinho-Ibra porta all’inserimento vincente di Nocerino, che sigla il pari. In questo momento la qualificazione sarebbe in mano al Milan, ma sul finire del primo tempo una trattenuta in area di Nesta su Busquets (in cui c’è però un evidente blocco di Puyol) sugli sviluppi di un calcio d’angolo, porta l’arbitro a fischiare il secondo penalty: Messi cambia lato e fa centro di nuovo.
Nella ripresa, dopo un contrasto sospetto Mascherano-Ibrahimovic, su un capovolgimento di fronte, un tiro rimpallato di Messi permette a Iniesta di congelare il risultato. Da segnalare il ritorno di Pato, che subentra a Boateng ma si fa male subito dopo.
Nell’altra gara, un Bayern Monaco fortemente rimaneggiato e con la qualificazione virtualmente in tasca replica il risultato dell’andata sul Marsiglia: un grande Ribery e la doppietta di Olic avvicina i tedeschi alla finale in casa, anche se prima c’è da superare in semifinale l’ostacolo Real Madrid.
Real che, senza troppi affanni ma concedendo qualcosa di troppo, travolge 5-2 l’Apoel: subito l’uno-due firmato Ronaldo e Kaka, poi una disattenzione difensiva porta Manduca a dimezzare le distanze. Ma i blancos, che comunque schierano una formazione competitiva (Casillas, Ronaldo, Ramos, Kaka, Higuain e Pepe), riprendono il passo ancora con una spettacolare punizione di Ronaldo, prima dei sigilli di Callejon e Di Maria, inframmezzati dal rigore trasformato da Solari.
Nell’ultimo match, avvincente partita allo Stamford Bridge: il Chelsea (che all’andata aveva vinto di misura in Portogallo) si porta in vantaggio con un rigore di Lampard: nonostante lo svantaggio e l’uomo in meno (espulso nel primo tempo Maxi Pereira), il Benfica non demorde e, a cinque dalla fine, riagguanta gli inglesi con Javi Garcia. I blues stranamente appaiono intimoriti e bloccati, ma sull’assedio finale, dopo un travolgente contropiede, Raul Meireles segna il gol del 2-1 che permette al Chelsea di andare in semifinale contro il Barcellona.
di Claudio Santovito. BARI - Non
ce la fa il Napoli, che cade allo Stamford Bridge contro il Chelsea di Di
Matteo per 4-1 e vede sfumare il sogno dei quarti di finale. Dopo la sfuriata
iniziale dei partenopei, con Lavezzi e Cavani che non riescono a segnare,
Drogba di testa porta in vantaggio i blues, che ad inizio ripresa raddoppiano,
sempre di testa, con Terry. Inler accorcia le distanze con un bel destro riportando
la qualificazione al Napoli, ma prima un rigore di Lampard (mani di Dossena),
poi il gol di Ivanovic all’extra-time, spediscono il Chelsea a rappresentare
l’Inghilterra ai quarti di finale.
Il
Real non fatica contro un discreto CSKA Mosca, il Santiago Bernabeu non è terra
di conquista per nessuno. Higuain, Ronaldo e Benzema riempiono il tabellino dei
marcatori, prima dello splendido ma inutile gol di Tosic e del 4-1 firmato
ancora da Ronaldo a porta vuota.
Martedì
sera, invece, si è consumata la sfortunata eliminazione dell’Inter contro il
Marsiglia. Dopo due occasioni sprecate – anzi, divorate – da Sneijder e Milito
nel primo tempo, nella ripresa lo stesso argentino ha portato in vantaggio i
nerazzurri, riequilibrando il risultato dell’andata. Ma come all’andata, in
pieno recupero e con il terzo dei tre tiri in porta nei 180 minuti, la squadra
di Deschamps ha sfruttato un rimpallo a favore e Brandao infila Julio Cesar,
regalando ai francesi i quarti di finale. Inutile il rigore di Pazzini a tempo
scaduto.
Nell’altra
gara, il Bayern Monaco abbatte il Basilea per 7 a 0, con Mario Gomez che cerca
di eguagliare il pokerissimo di Messi della scorsa settimana, fermandosi a
quota quattro. Di Robben (doppietta) e Muller le altre reti.
Domani
a Nyon il sorteggio designerà il tabellone di quarti e semifinali, in cui spicca
il possibile derby Real-Barcellona.
di Claudio Santovito. BARI - Chissà
quanti milanisti, alla fine del primo tempo della gara con l’Arsenal, hanno
rivisto i fantasmi di La Coruña e Istambul. Invece, il 3-0 dei Gunners ha
permesso ai rossoneri di raggiungere la qualificazione ai quarti di finale che
mancava dal 2007, anno in cui vinsero il trofeo ai danni del Liverpool.
Il
Milan ha giocato un primo tempo decisamente sottotono: già al 6’ era sotto per
un colpo di testa di Koscienly, smarcato. Sotto la spinta dei tifosi avversari,
Thiago Silva rinvia male e Rosicky ne approfitta per battere Abbiati. Sul
finire del primo tempo, poco prima di una clamorosa occasione fallita da El
Shaarawy, Van Persie dal dischetto mette i brividi al Milan, che però rientra
in campo più determinato e, a parte un paio di miracoli per parte compiuti da Abbiati
e Szczęsny, il risultato non cambia.
Dopo
il 3-2 dell’andata, il Benfica disputa la partita perfetta battendo in casa lo Zenit
di Spalletti, apparso senza nerbo. I gol, entrambi sul finire delle frazioni di
gioco, sono stati di Maxi Pereira e Oliveira.
Il
Barcellona campione in carica passeggia sulle rovine di un Bayer Leverkusen battuto
all’andata 3-1 in trasferta: il pokerissimo di Messi, primo calciatore a
segnare cinque gol in una gara di Champions e che raggiunge quota 49 reti in
sole 64 presenze, e la doppietta di Tello all’esordio, regalano l’accesso ai
quarti di finale. Inutile la rete finale di Bellarabi, che sigla il gol della
bandiera tedesca per il definitivo 7-1.
L’ultima
partita di questa due giorni di ottavi celebra la storica qualificazione dell’Apoel
Tel Aviv ai quarti di finale. Ci sono voluti i rigori per piegare il Lione,
dopo che nel primo tempo Manduca aveva riportato il punteggio in parità dopo l’andata:
perfetti i tiratori dell’Apoel, mentre Lacazette e Bastos esaltano Chiotis.
La
prossima settimana si disputeranno le gare di ritorno: Inter-Marsiglia (0-1),
Chelsea-Napoli (1-3), Bayern Monaco-Basilea (0-1) e Real Madrid-CSKA Moska
(1-1).
Venerdì
16 marzo è previsto il sorteggio che sancirà il tabellone di quarti, semifinali
e finale.
di Giovanni Sgobba. BARI- Il secondo anno è sempre quello migliore di Josè Mourinho alla guida di una squadra. Con il Real Madrid, il tecnico lusitano, si appresta a conquistare la Liga spagnola, grazie ai 10 punti di vantaggio sul Barcellona, che sta incredibilmente annaspando in trasferta.
Sembrerà strano, ma pioveranno critiche al tecnico Guardiola, per la sua filosofia di gettare in prima squadra, talentuosi ragazzini della cantera, ma pur sempre privi di esperienza. Forse si è spinto oltre in un progetto, certamente affascinante, ma che non può dare solidità immediata. E così, mentre il Real Madrid, che viene puntualmente sconfitto dal Barcellona negli scontri diretti, spazza via gli altri avversari a suon di goleada e di triplette di Cristiano Ronaldo (criticato, avete letto bene, per essere poco decisivo), i blaugrana, nel girone di ritorno, si sono resi conto di essere umani, pareggiando nel derby contro l'Espanyol, chiudendo a reti bianche il match contro un Villareal in piena crisi retrocessione e uscendo sconfitti nel week-end, nella sfida a Pamplona, persa per 3-2 contro l'Osasuna. Tutti punti persi in trasferta.
Si è soliti dire che un campionato si vince battendo le piccole: Mourinho e il Real Madrid questo principio l'hanno afferrato bene, e nonostante le continue amarezze per essere evidentemente inferiori negli scontri diretti rispetto agli acerrimi rivali, non si sono mai disuniti e si può largamente anticipare che questa edizione della Liga li vedrà finalmente trionfare. Domenica sera hanno frantumato i giocatori del Levante (passato in vantaggio) con il risultato finale di 4-2 (tripletta del portoghese e goal di Benzema). Una squadra che segna tantissimo in casa e subisce pochissimo in trasferta (appena 6 goal in 11 partite), ed un Cristiano Ronaldo a quota a 27 centri stagionali: sono questi i semplici dati che scongiurano ogni possibile rimonta del Barcellona.
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