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Rimonta Juve. Chelsea ammutolito

giovedì 20 settembre 2012 0 commenti

2-2 firmato da Quagliarella
di Davide Colonna
LONDRA - Il ritorno in Champions League della Juventus, dopo due anni di assenza, non poteva essere più spettacolare di così. I bianconeri, guidati da Carrera, ormai sempre più a suo agio nei panni di Conte, all'esordio, in casa dei campioni d'Europa in carica del Chelsea, raggiungono un pareggio inaspettato dopo esser stati sotto di due reti. A rispondere alla doppietta nel primo tempo del giovane talento Oscar, ci pensano un maestoso Vidal e un ritrovato Quagliarella.
In uno Stamford Bridge gremito come nelle grandi occasioni, la Juve parte contratta. L'emozione, rallenta gli ospiti e i blues, molto più esperti in campo internazionale, ne approfittano creando grossi problemi a Buffon sin dai primi minuti. I bianconeri, ci mettono un quarto d'ora per prendere le misure agli avversari e restituiscono i brividi al mittente con un paio di occasioni che potevano essere sfruttate meglio. La partita, giocata a ritmi elevatissimi, soprattutto a centrocampo, si sblocca alla mezz'ora grazie ad una conclusione dalla distanza di Oscar deviata da Bonucci.che corregge in goal un pallone apparentemente fuori dallo specchio della porta. Neanche il tempo di prender fiato che, arriva il raddoppio Chelsea messo a segno ancora da Oscar. Si tratta di un eurogoal alla "Del Piero" che l'incolpevole estremo difensore juventino, si ricorderà per tutta la vita. La doppietta fulminea del gioiello brasiliano, può mettere k.o. chiunque ma non la Juve che, si riorganizza e accorcia le distanze con uno strepitoso Arturo Vidal che, con un piede in disordine, pesca il jolly all'angolino beffando Cech. I primi 45', si chiudono con gli uomini di Di Matteo in vantaggio ma la "vecchia signora" si dimostra dura a morire.
La ripresa, presenta un calo fisico più che normale per entrambe le formazioni ma, la preparazione bianconera risulta migliore e Di Matteo, ordina ai suoi di chiudersi maggiormente ma senza concedere troppo campo agli avversari. La Juve, alla rincorsa del pareggio, ci crede e controlla il gioco dimenticandosi della fatica. Entra Quagliarella ed il suo ingresso si rivela decisivo. L'attaccante, ai margini della squadra del duo Conte-Carrera, pareggia i conti freddando Cech in uscita. Da notare una grave disattenzione di Terry che si lascia sfuggire il bomber bianconero sul filo del fuorigioco. Ad una manciata di minuti dalla fine, ancora Quagliarella, in stato di grazia, tenta una conclusione a giro da posizione quasi impossibile ma, è la traversa a negare alla Juve una incredibile vittoria. Finisce 2-2.
I campioni d'Italia, guadagnano un punto fondamentale nella partita, sulla carta, più dura del girone e lo fanno mostrando al continente intero, un grande carattere ma soprattutto un buon gioco anche se di gran lunga inferiore rispetto a quello praticato dalle spagnole Real e Barcellona. Si spera nel recupero fisico di Fabio Quagliarella che, al massimo della condizione è probabilmente il miglior attaccante a disposizione. Il Chelsea, mostra una tipologia di gioco superata e fin troppo scolastica. Di Matteo, tenta di abbandonare il catenaccio che lo ha portato a trionfare lo scorso anno ma, le idee sembrano mancare. Ci si aspettava qualcosa in più dai campioni in carica anche se si tratta comunque di una squadra solida con individualità che poche società possono permettersi.



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Juve: Fallimento turn-over ma arrivano altri 3 punti

lunedì 17 settembre 2012 0 commenti

di Davide Colonna
GENOVA - La terza giornata del campionato di serie A, nonostante le sorprese da Roma e Milano, registra la terza vittoria consecutiva della Juventus che, dopo aver espugnato Udine, passa anche a Genova con una prestazione dalle due facce; Un primo tempo, dove sono i padroni di casa a fare la partita imponendo il loro ritmo, forse eccessivamente alto e un secondo, che vede i bianconeri recuperare l'identità perduta e portare a casa i tre punti fondamentali per mantenere la testa della classifica con Lazio e Napoli.
Mister De Canio, prepara bene la partita ed inserisce dal primo minuto il quasi tridente composto dai due ex juventini Immobile e Borriello e da Jankovic che spesso e volentieri si manifesta centrocampista aggiunto facendo un lavoro impressionante per buona parte del match. Carrera, invece, deve affidarsi al turn-over in vista della partita di Champions di mercoledì contro il Chelsea e fa sedere in panchina quattro pedine fondamentali come Vucinic, Asamoah, Vidal e Liechsteiner.
Al fischio d'inizio, è il Genoa a fare la partita ed è proprio il tridente schierato in avanti a rendere la vita difficile alla retroguardia bianconera. Dopo un quarto d'ora, il goal è nell'aria ed arriva puntualmente al 18' dai piedi del giovane Immobile che trafigge Buffon con un tiro velenoso a fin di palo. La Juve, nonostante lo svantaggio, sembra non reagire con convinzione e subisce ripetutamente il contropiede avversario. L'assetto imposto da Carrera, è troppo spregiudicato e la difesa a tre juventina, si ritrova spesso a fare i conti in solitaria con la superiorità numerica offensiva genoana. Il primo tempo si chiude con il Genoa il vantaggio di un solo goal e a giudicare l'andamento del match, si ipotizza la prima sconfitta della squadra bianconera.
La seconda frazione di gara però, vede la Juventus giocare da grande e un Genoa a corto di energie dopo un primo tempo a mille all'ora. Entrano Vucinic e Asamoah per De Ceglie ed uno spento Matri lasciando non pochi dubbi sulle scelte ma, soprattutto sui ricambi bianconeri. Nonostante il calo fisico, è proprio l'unidici di De Canio a mangiarsi il raddoppio e sul capovolgimento di fronte, c'è il pareggio di Giaccherini. I padroni di casa ormai non corrono più e l'assedio juventino ha inizio. Asamoah viene steso in area e Vucinic trasforma il rigore del sorpasso. Nel finale, è ancora Asamoah protagonista firmando il 3-1 finale su assist del montenegrino.
Il Genoa, dopo un primo tempo da urlo, mostra una carente preparazione fisica che potrebbe influire negativamente sulla prima e ultima parte della stagione. L'attacco è forte ma il resto della squadra non sembra poter dare un valido supporto a Borriello e Co.
La Juve, invece, vince una partita fondamentale per il morale. Presentarsi all'esordio in Champions dopo una sconfitta non sarebbe stato un bene ma, l'aspetto negativo risiede nelle riserve. Il turn-over sembra improponibile e inaffidabile per affrontare gli impegni su più fronti. Caceres e De Ceglie, non si avvicinano al rendimento dei titolari Asamoah e Liechsteiner e senza l'intensità di Vidal, a centrocampo si soffre parecchio. Matri è un fantasma che non fa paura.

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Disfatta Azzurra: Mourinho e Di Matteo insegnano

lunedì 2 luglio 2012 0 commenti


di Davide Colonna
CRACOVIA- Come si ferma il calcio spagnolo? Come si ferma il "tiki - taka"? Come si può neutralizzare il "marchio di fabbrica" del Barcellona di Guardiola e della Nazionale Spagnola di Del Bosque ormai simbolo del calcio di ultima generazione? Con quali mezzi si può arginare? Ecco le domande che si pongono molti tecnici prima di affrontare un simile incubo. La "ragnatela" di passaggi, il possesso palla esasperato, operato con pazienza, tecnica e soprattutto molta personalità che non permette agli avversari di toccare pallone anche per decine di minuti e che ti punisce quando ti distrai. Chi si trova davanti a squadre che attuano questa tipologia di calcio nel migliore dei modi, sa già che ha poche possibilità di uscirne vittorioso o comunque a testa alta.
Cesare Prandelli, ieri sera e comunque prima di affrontare la Spagna, sicuramente si sarà posto queste domande. Nella partita del girone, la prima del nostro cammino europeo, gli azzurri, riuscirono in parte a disinnescare il meccanismo spagnolo realizzando un pareggio insperato dopo esser passati addirittura in vantaggio ma, sembra che il punticino, non sia servito a tenere i piedi per terra. L'Italia, in realtà, riuscì anche a battere le "furie rosse" in amichevole a Bari qualche mese fa ma, un conto è la partita all'amicizia e un altro è la finale dell'europeo.
Il pareggio "inaugurale", probabilmente, è stata una gran botta di...fortuna e se si riguarda la partita, ci si rende conto che dopo un buon primo tempo e il pareggio spagnolo, le cose ci sono andate fin troppo bene anche grazie ai piedi storti di Torres che sfruttava nel peggiore dei modi le disattenzioni di un sacrificato De Rossi. Rispetto a quel giorno però, molte cose sono cambiate: le motivazioni ma anche la forma fisica di entrambe le squadre.
L'Italia di Prandelli, sarà ricordata per esser stata una delle più belle nazionali ma, anche in questo senso la storia ci insegna che anche chi gioca bene, contro le spagnole ha avuto la peggio o ha dovuto utilizzare altri metodi di gioco meno belli ma di sicuro non meno efficaci per avere la meglio.
Magari il nostro C.t. avrebbe dovuto prendere spunto da due tecnici che si son rivelati le "bestie nere" dei maestri del calcio attuale.
Josè Mourinho e Roberto Di Matteo che rispettivamente con Inter e Chelsea, sono riusciti ad eliminare il grandissimo Barcellona inventore del possesso palla ubriacante. I due allenatori, nelle loro occasioni, adottarono il "catenaccio" all'italiana per poi ripartire in contropiede e tramortire i catalani. L'Inter del triplete, arrivò a schierare Eto'o terzino lasciando il solo Milito avanti ma comunque dietro la linea del pallone mentre Di Matteo e il suo Chelsea, riuscirono a fare esteticamente peggio schierando quasi dieci giocatori in area di rigore ad eccezione di Drogba. Il comune denominatore in entrambe le situazioni però, non sta nello schema difensivo in se ma nel sacrificio di tutti gli uomini, attaccanti compresi, sacrificio che non si è riscontrato nell'Italia dove Balotelli e Cassano erano troppi isolati e troppo pigri per dare una mano ai compagni in fase di contenimento e Montolivo non mostrava di sicuro una autonomia polmonare alla Nocerino.
Analizzando ancora più nello specifico la ragnatela iberica, non solo nel contesto Nazionale ma anche in quello Barça, vediamo che in assenza di un grande finalizzatore (Villa ad esempio), il possesso palla risulta sterile. Spesso e volentieri, lo stesso Messi, non riusciva a sbloccare i risultati senza colpi di genio assoluti. Lionel è però argentino e a maggior ragione, non esistendone uno spagnolo, la tattica del catenaccio poteva risultare efficace anche ieri sera. Certo, avremmo sofferto ma, non avremmo probabilmente preso quattro gol e con un po di fortuna, avremmo anche potuto vincere..ai rigori.
Di sicuro, a tutti fa piacere vedere un bel calcio e l'Italia a tratti lo ha espresso ma, davanti a una netta inferiorità, bisogna mettere da parte la bellezza e considerare la concretezza. Mourinho e Di Matteo lo avevano capito e sono diventati degli eroi per i loro tifosi.
Gli azzurri, considerando anche le interviste pre partita, si sono presentati troppo sicuri, troppo poco umili davanti a un simile avversario che è sicuramente più forte anche della Germania e il K.o è meritato anche per questo.
Che ci serva da lezione per il futuro! La strada imboccata sembra quella giusta e con qualche accorgimento, saremo competitivi anche nei prossimi anni.


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FA Cup: in attesa della Champions, il Chelsea fa sua la prima finale. Battuto il Liverpool 2-1

martedì 8 maggio 2012 0 commenti

di Giovanni Sgobba
WEMBLEY- Commento: Vincere aiuta a vincere: questo è uno dei dettami che molto spesso viene proferito all'interno dell'universo calcistico. Mettersi in gioco con le pressioni di una finale e portarla a casa, aiuta a maturare, a crescere in sé la consapevolezza di essere pronti nelle battaglie e sfide future. E così il Chelsea fa le prove generali per l'attesissima finale di Champions League, facendo propria la finale di FA Cup, disputatati nel maestoso scenario di Wembley, battendo per 2-1 il Liverpool di Dalgish.
Per i Blues è la settima Coppa d'Inghilterra, mentre per l'allenatore Di Matteo si tratta della prima vittoria da allenatore, avendo già avuto il piacere di toccare la Coppa due volte come giocatore. Continua così la recente tradizione di veder trionfare un tecnico italiano: Roberto è stato preceduto, infatti, prima da Ancelotti (nel 2010 con il Chelsea) e da Roberto Mancini (la passata stagione con il Manchester United)

La partita: Non è stata una partita spettacolare, anche se l'intensità e l'agonismo hanno reso la sfida tesa fino all'ultimo. Nel primo tempo c'è stato solo un sussulto, immediato, ed è quello relativo al primo goal del Chelsea:  al minuto 11, Ramires riceve un passaggio da Mata (forse l'unico momento in cui si è visto lo spagnolo) e scarica in porta un destro non molto potente, ma che trova impreparato Reina che abbozza solo una goffa parata. Poi la formazione londinese non fa altro che gestire il ritmo in una gara dove il Liverpool si dimostra abbastanza inefficace in fase offensiva, e molto sfilacciato in mezzo al campo. Nonostante il goal di Drogba (solita devastante e concreta prestazione per l'ivoriano) ad inizio ripresa, il secondo tempo si trasforma, perché a trasformarsi sono proprio i Reds, spinti dal goal, bellissimo di Carroll, entrato nella ripresa. L'ex attaccante del Newcastle realizza una splendida rete, infilando Cech con un potente sinistro, dopo aver disorientato Terry con finte e contro finte (considerando la sua solita staticità, già il fatto di fare una finta disorienterebbe chiunque). All'82esimo l'estremo difensore dei Blues si immedesima  nelle vesti di Buffon che nega la certezza del goal di Muntari: ancora Carroll protagonista, che questa volta colpisce il pallone di testa e grida al goal. Ma non arriva nessuna convalida perché proprio Cech, di puro istinto, devìa il pallone sulla traversa. Il finale è solo a tinte rosse, ma prima Terry e poi Ivanocic si immolano ed evitano il goal beffardo nel finale, e nonostante l'immancabile "You'll never walk alone", il fortino blues resiste e dopo 5 minuti di recupero, la festa (la prima?) per il Chelsea può iniziare.

Qui il video della premiazione del Chelsea

Il Tabellino: 
5 maggio 2012 - Londra, 'Empire Stadium' di Wembley
Chelsea - Livepool 2-1
11' Ramires (C), 52' Drogba (C), 64' Carroll (L)

CHELSEA (4-3-1-2) Cech; Bosingwa, Terry, Cole; Ramires (76' Meireles), Lampard, Mikel; Mata; Kalou, Drogba. All. Di Matteo
LIVERPOOL (4-4-2) Reina; Johnson, Skrtel, Agger, Enrique; Spearing (55' Carroll), Henderson; Downing, Gerrard, Bellamy (76' Kuyt); Suarez.. All. Dalglish









Champions League, la finale sarà Chelsea – Bayern Monaco.

giovedì 26 aprile 2012 0 commenti


di Claudio Santovito

BARI- Clamoroso al Camp Nou! Parafrasare la celebre esclamazione di Sandro Ciotti è d’obbligo, visto che il grande Barcellona di Guardiola non è riuscito a superare il Chelsea di Roberto Di Matteo nella semifinale di Champions.

La partita, ripercorrendo il copione dell’andata, si è giocata negli ultimi trenta metri della metà campo inglese, con gli spagnoli che, in maniera più o meno ordinata, con un 3-3-3-1 hanno riproposto l’assedio già portato all’andata, mentre il Chelsea, schierato con il 4-5-1, si è affidato all’unica punta Drogba il quale, seguendo l’esempio dell’Eto’o mouriniano, si è sforzato di pressare, raddoppiare e ripartite per farsi fare fallo e rifiatare.

Ma al 35esimo, sfruttando un varco sulla sinistra, Chueca ha servito al centro per Sergio Busquets che di piatto ha segnato a porta vuota. L’inizio dell’agognata remuntada sembrava concretizzarsi, complice un’ingenua ginocchiata di Terry a Sanchez che gli è costata il rosso diretto (tarjeta roja, invocavano dagli spalti) e il raddoppio di Iniesta, con un preciso piatto destro. Due a zero in casa, superiorità numerica e qualificazione alla portata. Eppure, allo scadere, uno scambio Lampard-Ramirez ha portato il brasiliano a superare, con un preciso colpo sotto, Victor Valdes, permettendo ai blues di rientrare negli spogliatoi con la qualificazione in tasca.

Il secondo tempo si è riaperto con un rigore di Messi calciato sulla traversa: fallita la preziosa occasione, la gara è ricominciata con il consueto assalto alla diligenza ben arginato dai difensori del Chelsea. Quando non arrivavano loro, ci pensavano Cech o i legni a impedire al Barça di segnare. Fino al 92esimo quando, sull’ultimo assedio dei catalani, Cole ha spazzato alla cieca imbeccando Fernando Torres, subentrato all’ivoriano Drogba, che in solitaria ha saltato Valdes, segnando la rete del 2-2 e ha impostato sul GPS la strada verso l’Allianz Arena. Il Chelsea, con tre tiri (e tre gol, score impressionante), accede alla finalissima e vendica la semifinale del 2009 quando, dopo lo 0-0 del Camp Nou, al ritorno non gli furono concessi quattro rigori solari e fu beffato al tempo scaduto dalla rete del pareggio di Iniesta che valse la finale di Roma.

Nell’altra partita, non è andata bene nemmeno al Real Madrid che, dopo aver perso 2-1 a Monaco, ieri sera è passato subito in vantaggio con un rigore di Ronaldo, il quale ha raddoppiato al 14esimo con un preciso rasoterra. Ma il Bayern Monaco, risoluto a giocare – e possibilmente a vincere – la finale in casa, non si è perso d’animo e, sfruttando un evidente calo fisico e mentale dei Blancos, probabilmente imputabile al Clasico, ha iniziato a macinare gioco e occasioni con Robben, RIbery e Mario Gomez, trovando il gol con un rigore trasformato da Robben e solo intuito da Casillas. 2 a 1 e perfetta parità, ma il Bayern pian piano ha ottenuto una discreta supremazia territoriale, impegnando più volte Casillas e i difensori madrileni costretti a “murare” le occasioni degli attaccanti in maglia rossa.

I supplementari trascorrono animati dalla stanchezza e dalla paura, mentre alla lotteria dei rigori gli errori di Ronaldo, Kakà e Sergio Ramos hanno regalato la seconda finale di Champions negli ultimi tre anni ai bavaresi.









Champions League: andata semifinali. Drogba trascina il Chelsea. Impresa blues contro il Barça

giovedì 19 aprile 2012 0 commenti

L'esultanza di Drogba dopo il goal
di Giovanni Sgobba
BARI- Commento: Questa volta la storia ha deciso di non ripetersi. Ad opporsi è stato il palo, sul quale il tiro di Pedro si è stampato, proprio negli ultimi istanti come quando nel 2009, Iniesta segnò il goal dell1-1 finale che qualificò, tra le polemiche, i blaugrana. Una cosa è certa: quando si gioca contro il Barcellona i numeri a fine partita non hanno senso, o meglio, non ha senso guardarli: 25 tiri verso la porta con 6-7 chiarissime occasioni da goal per gli spagnoli, un solo tiro in porta per i padroni di casa, ma è stato quello che ha deciso la partita. Ha vinto il Chelsea 1-0 con la rete dell'immancabile Drogba, uno dei licenziati della gestione Villas Boas, riscoperto dall'italiano Di Matteo, che da semplice traghettatore, ha portato la sua squadra in finale di FA Cup e si è tolto il lusso di battere, da allenatore, il suo collega Guardiola. Si perché Chelsea e Barcellona si sfidarono la prima volta in Chapions League 12 anni fa, ed allora, i due tecnici erano rivali in campo. Fra sette giorni il ritorno in terra spagnola: il Chelsea è pronto ad alzare sacchi di sabbia e mitragliatori ed a stare in trincea.


Le pagelle dei protagonisti:
Drogba: cosa avrà pensato in panchina Fernando Torres, in eterno ballottaggio con l'ivoriano, dopo la splendida prestazione del suo amico-nemico rivale di reparto? E Villas Boas? Dopo lo splendido goal in semifinale di FA Cup, un altro goal pesantissimo in Champions. Si carica la squadra sulle sue spalle e la trascina in una memorabile impresa. Solo il suo nome dietro la maglia tiene in apprensione i due centrali del Barcellona, corre e torna a difendere tarantolato dalla voglia di vendetta bramata dal 2009. Qualche tuffo di troppo, ma il resto è tutto cuore. Voto: 8.5
Lampard: altro illustre escluso dal portoghese Villas Boas. Altra rivincita. Strappa il pallone a Messi (avvenimento storico) e lancia il contropiede del goal. Solo questo basterebbe per un voto alto in pagella, ma gioca una partita di intenso sacrificio, riprendendosi il ruolo di leader del centrocampo. Voto 7.5
Terry e Cech: Il capitano J.T. a fine partita avrà pensato: "Anche questa volta sono riuscito a fermare Messi". Grintoso, granitico, ma sempre preciso. Vede arrivare le frecce spagnole da tutti i lati, ma lui, come un comandante, sotto la pioggia battente riesce a tenere su il bunker, con le spalle coperte dal portiere Cech, finalmente ritornato ai livelli che gli competono, sempre attento e sempre reattivo. Voto: 7
Messi: le giocate sono sempre le stesse, i pericoli che crea pure. Eppure la sua prestazione di ieri da tutti verrà ricordata con una macchia: la palla rubatagli da Lampard per il goal blues. E' la sua croce: un suo errore (rarissimo) sarà sempre ampliato. Si spegne nel secondo tempo, anche se è sempre l'ultimo a mollare. Voto: 6.5
Sanchez: il talentino ex Udinese è il migliore dei suoi, ma viene sostituito inspiegabilmente per primo. Si smarca e sfugge alle sentinelle inglesi, ma il gli è mancato quel pizzico di sensibilità davanti alla porta. Nel primo tempo una clamorosa traversa, nel secondo, dopo un sontuoso stop, tira troppo a lato. Voto: 7
Fabregas e Busquets: Per Cesc un ritorno a Londra da acerrimo rivale. Lui, ex Arsenal, che ha ammesso di aver tifato Barça anche nel 2009, in campo non ha trovato la sua posizione. Ha girovagato come anima in pena, smistando palloni qua e la, ma entrando poche volte in area, una delle sue qualità. Imbarazzante come nel primo tempo, avrebbe l'occasione di segnare, ma preferisce tentare un tocco morbido di esterno destro. In questi casi occorrerebbe più cattiveria. Stessa partita scialba del suo collega di reparto Busquets. Quest'ultimo ha avuto il coraggio di dar del "cascatore" a Drogba. Della serie..."da che pulpito vien la predica" Voto 5.5

Potete trovare il goal vittoria qui.













Responsabile dei Servizi Sportivi: Mario Schena
 
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